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"Venus im Pelz" non è soltanto un libro sul masochismo, ma a suo modo è anche un'opera che mira a deridere la filosofia per eccellenza, quella in particolare di Kant e Hegel, i grandi "Padri-Padroni" della filosofia, capaci con i loro sistemi di razionalizzare il tema della sottomissione volontaria, ripristinando l'ordine minacciato. In questa direzione, la stessa sovversione masochista, che con Severin aveva tentato di destituire simbolicamente il Padre, quale antecedente storico-politico-culturale della Legge e del potere, appare tuttavia destinata a ricomporsi, grazie proprio alla filosofia e alla sua storia, prodotto di speculazioni patriarcali, sempre in grado di ingabbiare ogni singolarità. E sarà questa la fine di Severin, convertito al termine di quella "crudele catastrofe della mia vita", in un nuovo Padre reazionario che adesso usa la frusta con le donne, e che addomesticato "con la morale kantiana della dignità del valore morale che si connette all'etica hegeliana della redenzione del servo mediante l'oggettivazione del lavoro" - non si accorge di essere diventato un oggetto del potere, per così un giorno riuscire serenamente a morire in modo razionale e produttivo.